Serialità e attenzione ai dettagli della realtà. Gli oggetti racchiudono una memoria intrinseca, dal valore soggettivo, accanto agli elementi della natura, la cui bellezza si traduce in una preziosa istantanea. Qui spazio e distanze si ritrovano all’interno di composizioni equilibrate, apparentemente silenziose. Sono alcuni degli aspetti della ricerca dell’artista Cristina Mangini a cui dedichiamo questa intervista.
1.Raccontaci chi è Cristina Mangini, come e quando avviene il suo incontro con l’arte.
Da piccola ho sempre creato, disegnato e costruito cose. Penso di essere nata per fare l’artista, ma il mio approccio serio e maturo con l’arte è iniziato quando ho terminato nel 2012 i miei studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Fino a quel momento il mio, era un approccio da studentessa curiosa con voglia di apprendere l’esperienza di altri artisti. Quando non sono stata più solo una studentessa, è partita la voglia di inserirmi nel settore dell’arte contemporanea, di produrre, di prendere una mia strada e perseguirla con consapevolezza e professionalità, costruendo un mio percorso. La passione e la dedizione mi accompagnano sempre!
2. Le tue opere presentano un grande equilibrio compositivo e un’attenzione per la resa cromatica. Da dove nasce l’interesse per i dettagli della realtà, siano essi dati materiali, oggetti o elementi naturali, tra osservazione e moltiplicazione seriale?
La mia serialità nasce dalla continua ricerca. Sperimento continuamente, nasco come pittrice ed ho una spiccata sensibilità cromatica perché ho educato negli anni la mia percezione al colore, ma ultimamente ho cominciato anche a cambiare supporti e strumenti di lavoro. Le mie opere nascono dopo numerosi ragionamenti e prove compositive, fin quando l’equilibrio visivo finale non è per me perfetto: cerco di avere sempre una visione d’insieme, come se le opere fossero un rullino fotografico circondato da un alone di mistero, ben espresso dal silenzio compositivo. La calma apparente è forse, la particolarità piace a chi osserva il mio lavoro.
3.Come scegli i soggetti dei tuoi lavori?
Sono affascinata da ciò che ci circonda, da ciò che si usa o ciò che si da per scontato. Mi piace dare voce agli oggetti che smuovono moti interiori e verso i quali ci sentiamo più legati. Parto dal presupposto che ogni oggetto abbia una sua memoria storica potenzialmente infinita: un oggetto lasciato dove è, può vivere in eterno. Pongo anche attenzione agli elementi naturali, che sono perfezione per eccellenza. Mi piace fermare il tempo della loro bellezza, attraverso una mia rappresentazione spesso legata a oggetti concettualmente contrastanti tra loro.
.4.Questo periodo ci ha portato sicuramente a riflettere sul concetto di relazione. Nei tuoi progetti coesistono presenza simultanea dei dettagli e loro distanza. Cosa puoi raccontarci della serie “Spazio Prossemico”?
La serie “Spazio Prossemico” è infatti nata proprio in questo periodo particolare ed è quindi di recentissima produzione.
Si tratta di opere di piccolo formato realizzate con pastelli su carta. Per definizione la Prossemica indica lo spazio che viene adottato dalle persone quando si relazionano e può dare importanti informazioni sul tipo di rapporto che esiste fra i due interlocutori. È una serie che ha come filo conduttore lo spazio inteso come distanza. In questo momento, il nostro spazio è cambiato, adottando norme di distanziamento sociale a tutela della nostra sicurezza e di quella degli altri. Sappiamo a quale distanza mantenerci per non entrare in contatto con gli altri, conosciamo il nostro confine. Confine rappresentato nella serie da una circonferenza creata con una essenziale linea grigia che per giusta prospettiva, appare come un’ellisse. Superato questo brutto momento, ci riapproprieremo del nostro tempo, dei nostri affetti e del nostro spazio vitale.
5.Quali sono i progetti a cui stai lavorando?
Al momento sto consolidando serie espressive in corso da qualche tempo (fortunatamente hanno avuto un grande riscontro con gallerie e pubblico) e parallelamente sto lavorando a nuovi progetti. Realizzerò nuove opere per il 2021. E in pentola bolle già qualcosa che si spera sia davvero succulento… Le idee e la voglia non mi abbandona mai, fortunatamente! Ad maiora!