Il Mediterraneo, teatro di divisioni e incontri... in particolare qui, dinanzi a lui, due mani michelangiolesche di etnie diverse in primo piano invitano lo spettatore a riflettere sul tema dell'immigrazione e di cosa significhi essere Umani. Cosa stiamo facendo per chi è nel bisogno? Le due dita che si sfiorano, si toccheranno mai? Stiamo davvero tendendo una mano all'altro, oppure tante volte, l'abbiamo lasciata andare? L'opera si offre quindi a molteplici interpretazioni. Anche gli elementi sullo sfondo vogliono essere ambivalenti: la striscia di terra in lontananza, è quella della partenza o dell'arrivo? La barca è quella temuta, sovraffollata del viaggio, oppure quella tanto desiderata della salvezza? Tutto è mosso da un unico motore: la Speranza, come il titolo stesso suggerisce. La Speranza che le due mani si uniscano, che si riesca, anche quando sembra impossibile, a fare la scelta giusta e a riconoscerci, tutti, Umani. Speranza che qua trapela anche dal lucente sole di mezzogiorno, il quale sembra voler brillare ancora più forte per aiutare i soccorsi e magari scaldare un'acqua troppo spesso gelata nei mesi d'inverno, in questo mare che vede da sempre divisi e uniti uomini, culture, colori, popoli, vite.