In un’epoca segnata dal caotico, spesso convulso, bisogno di cambiamento, volatilità delle informazioni, rapidità di accesso ai contenuti ma anche transitorietà delle scelte di consumo, appare legittimo chiedersi se l’arte di collezionare arte contemporanea sia un processo ancora realizzabile o praticabile. Collezionare è una scelta, un atto di consapevolezza, una continua ricerca che contribuisce a delineare e restituire all’esterno lo scenario della creatività contemporanea.
In una collezione confluiscono tutta una serie di valori, significati e idee che appartengono tanto al collezionista quanto alla collettività di cui quella produzione è espressione mediata dal filtro della creatività. L’etimologia del termine “collezionare” è connessa al latino colligere, ovvero raccogliere, assemblare, riunire ma fa anche riferimento all’atto del pensare, dedurre, collegare. La pratica del collezionismo non è dunque solo un’attività di raccolta di opere d’arte guidata dal gusto personale ma di osservazione e collegamento, che implica sempre più relazione e conoscenza del contesto di produzione e fruizione. La collezione d’arte è a sua volta l’opera delle scelte del collezionista. Egli delinea la sua raccolta guidato ora da criteri estetici, ora dalla curiosità o dalla ricerca dei nuovi talenti, seguendo una direzione coerente tra i vari elementi che la compongono, oppure, un vivace eclettismo.
Di fronte alla complessità dell’arte contemporanea e dei suoi linguaggi, il collezionismo appare allora un atto che consente di avventurarsi in territori creativi spesso sconosciuti e imprevedibili, difficilmente inscrivibili in una corrente unica e omogenea. Ultimamente, poi, sono stati redatti manuali e pubblicazioni varie per orientare i primi passi dei nuovi collezionisti, interessati ad avviare o consolidare una collezione privata di arte contemporanea. Il collezionismo resta in ogni caso un fenomeno intimamente legato al suo autore, alle sue preferenze estetiche ed emozionali dirette verso un’opera piuttosto che un’altra.
L’arte contemporanea è ricca di espressioni, contraddizioni, di manifestazioni estetiche cangianti, dove il ricorso al mezzo pittorico, seppur rivisitato in nuovi territori, coesiste con le possibilità dei molteplici materiali offerti dal presente, delle contaminazioni con la tecnologia e gli altri linguaggi visivi o performativi. Di fronte alla standardizzazione dei gusti estetici, della critica e delle tendenze generali che fanno parte della nostra società globalizzata, appare fondamentale allora per il collezionista conoscere la storia che è dietro all’opera in sé, materiale o no, e che è parte della natura del termine. Si tratta di una conoscenza che è razionale ma anche, e forse soprattutto, emozionale.
Istinto, filantropia, ma anche conoscenza delle dinamiche finanziarie che si intrecciano alla presenza delle opere, sono gli elementi che definiscono la pratica o le pratiche del collezionismo contemporaneo. Il collezionismo non è un fenomeno chiuso e rigidamente inscritto alle preziose wunderkammer dei loro autori, al contrario, è un processo vivace, di rete e collaborazione con l’esterno. Si pensi alle connessioni tra collezionismo privato e mostre curate da istituzioni museali, sempre più fondamentali, oppure alle collezioni che appartengono alle stesse fondazioni ma anche istituti di credito che supportano progetti culturali e artistici sul territorio.
Si pensi all’attività di collezionisti e fondazioni diventate punto di riferimento per i nuovi appassionati come la Fondazione Patrizia Sandretto re Rebaudengo, no profit e promotrice di un nuovo mecenatismo dedicato alle arti, la Fondazione Prada a opera di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, con il suo orientamento sperimentale, la Collezione Maramotti legata al fondatore di Max Mara, e orientata al rendere l’arte contemporanea più accessibile. Si tratta di realtà fortemente operative, in grado di entrare in connessione con artisti, istituzioni, imprese e territorio.
Collezionismo e mecenatismo possono agire allora sinergicamente intraprendendo percorsi virtuosi e orientati al pubblico. Sono sempre più protagonisti all’interno dell’ecosistema dell’arte contemporanea, le fondazioni legate all’attività di collezionisti, mecenati illuminati, aziende, Spa e Srl, accanto ad istituti di credito, associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro che possono raccogliere, tessere relazioni con il mondo del collezionismo privato, ma anche promuovere iniziative, progetti, impulsando una ricerca e investigazione sulle pratiche artistiche.
Tali reti sul territorio consentono di riportare in maniera efficace l’arte a un pubblico che è ancora interessato e affascinato dal potere emozionale dell’arte. Organizzazioni, poli, centri dedicati all’arte contemporanea creano allora collegamenti e connessioni con il mondo del collezionismo privato, in una rete che diventa oggi sempre più fondamentale per garantire fruizione e accessi collettivi all’arte.